Bologna, 21 Aprile 1945. Il Secondo Corpo d’Armata Polacco a Bologna
Ore 6 del mattino del 21 aprile 1945. Le avanguardie del II Corpo d'armata polacco arrivano a Porta Mazzini. Poco dopo sono nel centro storico, primi soldati alleati a entrare a Bologna. La bandiera polacca sventola dal balcone del Municipio prima, poi dalla Torre degli Asinelli. Quei soldati avevano percorso molta strada in Italia, e sempre combattendo con onore: Montecassino, Ancona, Predappio, Imola... erano solo alcune delle località in cui erano stati protagonisti, ma essi venivano da lontano, da molto più lontano di quanto potessero immaginare gli italiani che in quei giorni li festeggiavano come liberatori. Le loro truppe erano comandate dal Generale Wladyslaw Anders, un ufficiale brillante e coraggioso che si era distinto nella Prima Guerra Mondiale e poi ancora agli inizi della Seconda quando la Polonia, il 1^ Settembre 1939, fu prima aggredita dall'esercito tedesco e, pochi giorni dopo, da quello sovietico. Prigioniero in URSS, Anders fu liberato, un paio di anni dopo, in seguito agli accordi intercorsi tra Stalin e il Governo polacco in esilio (con sede prima a Parigi e poi a Londra), in connessione con l'attacco di Hitler all'Unione Sovietica nel giugno del 1941 (Operazione Barbarossa). Anders si adoperò subito per costituire un'Armata polacca accogliendo tra le sue fila i connazionali internati nel '39 dai sovietici. I rapporti tra URSS e Governo polacco in esilio andarono però rapidamente deteriorandosi e così anche le condizioni di vita dei polacchi in URSS. Anders, nel 1942, riuscì a portare circa 160.000 connazionali in Iran (all'epoca Paese neutrale ma con una forte presenza militare britannica e sovietica al suo interno), prima che le frontiere venissero chiuse. Lì essi furono accolti in campi di addestramento britannici (40.000 erano militari, i restanti civili). Nel 1943 Anders era al comando del neo costituito II Corpo d'Armata polacco; passato in Iraq, poi in Palestina e quindi in Egitto, sempre proseguendo nell'addestramento, nel 1944 fu fatto finalmente affluire in Italia per combattere. Durante il percorso aveva però dovuto rinunciare a quasi 3.000 dei 4.000 polacchi di religione ebraica che avevano scelto di disertare per restare in Palestina a battersi per costituire un nuovo Stato in quella terra... Israele (tra loro c'era anche quello che sarebbe stato il futuro Primo Ministro Menachem Begin). In Italia l'esercito perderà circa 17.000 uomini tra morti e feriti, ma sarà sempre sostenuto dalla convinzione di battersi per la libertà non solo dell'Italia, ma dell'Europa intera e perciò anche della sua stessa Patria, la Polonia. Ma, purtroppo, la politica internazionale avrebbe cinicamente preso altre strade. Sulla base degli accordi tra Grandi Potenze, l'Europa fu divisa in zone di influenza le cui linee di demarcazione furono fissate anche sulla base della posizione raggiunta sul terreno degli eserciti vincitori al termine del conflitto. La Polonia rientrava così sotto l'ombrello sovietico e nessuno avrebbe mosso un dito in suo aiuto. Anders, che aveva ricevuto la cittadinanza onoraria il 6 Ottobre 1945 dal sindaco di Bologna, Giuseppe Dozza, e poi anche da quello di Ancona, si vide revocare, nel settembre 1946, la cittadinanza polacca dal Governo di Varsavia che era filosovietico. Pochi mesi prima il Generale aveva anche dovuto subire l'affronto di non essere stato invitato alla grande parata celebrativa della Vittoria, tenutasi a Londra l'8 giugno. Infatti i soldati polacchi fedeli al Governo in esilio rappresentavano ormai per il Regno Unito soprattutto un problema e problemi ci furono anche in Italia. Gli uomini di Anders, ma tra loro c'erano anche molte donne in uniforme, inquadrate come "ausiliarie", erano decisamente anticomunisti. Avevano visto il loro Paese smembrato dagli invasori tedeschi e sovietici, loro stessi erano stati fatti prigionieri, deportati nei tanti campi di concentramento dell'URSS e ivi costretti a lavorare in condizioni disumane. Avevano imparato sulla propria pelle cosa fosse lo stalinismo (mentre all'epoca, in Italia, ben pochi avevano cognizione di cosa fosse veramente e tra questi ancora meno erano quelli che avevano voglia di parlarne) e i loro rapporti con i comunisti italiani erano pertanto pessimi. Tra il 1946 e il 1947 il II Corpo d'Armata polacco fu sciolto e solo 14.000 su 110.00 soldati tornarono in Polonia. La maggior parte emigrò in Gran Bretagna, Canada, Stati Uniti e Australia mentre circa 1500 scelsero di rimanere in Italia. Anders decise di vivere a Londra e negli anni che seguirono entrò anche a far parte del Governo Polacco in esilio che continuò a esistere fino al 1990 quando trasferì formalmente i suoi poteri al primo governo di Varsavia non controllato dai sovietici. Era infatti diventato Presidente della Repubblica Lech Walesa. Il generale Anders non visse abbastanza per vedere la libertà tornare nella sua amata Terra, egli morì nel 1970 e fu sepolto a Montecassino, come da lui richiesto, per riposare accanto ai suoi soldati. A Bologna c'è un parco pubblico intitolato ad Anders e, sempre nel capoluogo felsineo, nelle vicinanze di San Lazzaro di Savena, si trova uno dei quattro cimiteri di guerra in Italia dove sono sepolti i soldati polacchi.
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